Quale futuro in pensione? Meglio pensarci sin da giovani.

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Uno dei temi più caldi degli ultimi anni, che ha infiammato i dibattiti televisivi e acceso lo scontro politico, è quello delle pensioni degli Italiani.

Le pensioni sono ormai oggetto di continue riforme sin dall’inizio degli anni ’90, in un susseguirsi di leggi e decreti, culminati con la famigerata “riforma Fornero”, che ha alzato ancora l’età di accesso alla pensione e ridotto l’importo della stessa.

Nell’ultimo ventennio si è così passati da un sistema pensionistico pubblico che garantiva in media l’80% dell’ultimo stipendio (sistema Retributivo), ad un sistema che, a seconda dei casi, fa variare l’importo della pensione tra il 30% e il 70% dell’ultima retribuzione da lavoro (sistema Contributivo).

Il perché di questa significativa differenza sta nel meccanismo di calcolo della pensione che dipenderà non solo dalla quantità di contributi accumulati dal lavoratore nel corso della sua vita lavorativa, ma anche dall’andamento dell’economia del Paese e da altri fattori, in quanto la rivalutazione annuale dei contributi versati è legata al valore della media quinquennale del PIL italiano.

Va da se che, problemi che oggi affliggono il Bel Paese quali precariato, disoccupazione e scarsa crescita economica incideranno negativamente sulle future pensioni e a farne le spese saranno soprattutto lavoratori autonomi e liberi professionisti.

Questi lavoratori avranno diritto ad una pensione pari a circa il 30% – 50% dell’ultimo reddito da lavoro. Più “fortunati” i lavoratori dipendenti, a condizione che non abbiano periodi di disoccupazione, con una pensione che sarà tra il 60% – 70% dell’ultimo stipendio.

Come correre ai ripari?

Le riforme di questi anni, non si sono limitate solo ad alzare l’età del pensionamento e a ridurre la pensione pubblica, ma hanno anche introdotto e incentivato la Previdenza Complementare, prevedendo vantaggi di varia natura (anche fiscali) per quei lavoratori che sottoscrivono Fondi Pensione e Piani Pensionistici Individuali.

I primi, sono strumenti pensionistici integrativi di natura finanziaria; i secondi, di natura per lo più assicurativa. Entrambi gli strumenti hanno lo scopo di consentire al lavoratore di colmare il più possibile quella differenza tra pensione pubblica e ultimo reddito da lavoro che, come detto in precedenza, può essere molto ampia e incidere in maniera importante sulla qualità della vita del pensionato. Vediamo ora un esempio.

Federico ha 28 anni e gestisce il suo Bar da 3 anni. Egli ha un reddito netto annuale di circa 12.000 euro. In base alle leggi vigenti, maturerà il diritto ad andare in pensione a gennaio 2056, all’età di 69 anni e 9 mesi. Il reddito stimato di Federico a quella data, tenuto conto dell’inflazione e di una moderata crescita dei guadagni nel tempo, sarà di circa 35.000 euro. La sua pensione, invece, sarà pari a circa 16.000 euro, cioè il 46% di quello che guadagnerà prima di andare in pensione. Se Federico non prenderà provvedimenti, sin da subito, si troverà ad avere ad avere una pensione più che dimezzata.

Versando ad un Fondo Pensione, ad esempio, la cifra di 150 euro al mese, Federico riuscirà a garantirsi una pensione integrativa di 6.000 euro l’anno che, sommata a quella pubblica, gli consentirà di godere di una pensione complessiva di circa 22.000 euro, pari al 64% di quello che guadagnerà quando avrà smesso di lavorare. In caso di morte, Federico potrà anche scegliere di destinare la pensione integrativa alla moglie e ai figli.

Non provvedere alla propria vecchiaia è una scelta irresponsabile, perché un giorno bisognerà fare i conti col pensionamento e le prospettive future circa le pensioni pubbliche sono per ulteriori tagli. Rimandare la decisione di aderire ad una forma di previdenza integrativa, invece, può costare caro. Iniziando sin da giovani si dovranno versare delle somme più piccole e quindi si dovranno fare meno rinunce e sacrifici, perché si verserà più a lungo e i rendimenti cumulati nel tempo consentiranno di ottenere una somma maggiore, rispetto a chi, inizierà più tardi a metter da parte dei soldi per garantirsi una vecchiaia serena.